Alluminio vs PVC
Il PVC [ cloruro di polivinile ] è un polimero plastico costituito una catena di tante unità di CVM (cloruro di vinile monomero) formate dall'unione dell'etilene (che si estrae dal petrolio) con il cloro (ottenuto rompendo le molecole di cloruro di sodio presente nel sale marino). Il processo di scissione del sale marino si avvale ancora di vecchie tecnologie che determinano il rilascio di acque di scarico con alte concentrazioni di mercurio e diossine. Anche le reazioni chimiche che portano alla formazione della molecola di CVM producono prodotti indesiderati, quali PCB, diossine, furani ed esaclorobenzene (HCB), composti altamente tossici anche in piccole concentrazioni che tendono ad accumularsi nella materia organica presente nell'acqua. Da qui passano agli animali acquatici filtratori (cozze, vongole) e a quelli che si nutrono di detriti di fondo per poi salire lungo la catena alimentari negli organismi superiori (pesci, mammiferi e rettili marini, uomo).
Il PVC è tra i materiali sintetici pi&ùgrave; usati nella società contemporanea e viene impiegato in diversi settori fra cui quello edile (grondaie, tapparelle, infissi, carte da parati, pavimenti, rivestimento dei cavi elettrici, tubature), sanitario (sonde, cateteri, sacche plasmatiche), automobilistico (interni delle vetture) e dei beni di largo consumo (pellicole alimentari, contenitori, bottiglie, giocattoli, cartelle, gomme per cancellare etc.).
Dal momento che la polvere di PVC che si ottiene al termine del processo produttivo è amorfa ed instabile al calore e alla luce, è necessario aggiungere altri composti chimici che servono a conferirgli le caratteristiche commerciali necessarie per il suo uso. A questo scopo si usano metalli pesanti (quali cadmio e piombo) o composti organici quali il tributilstagno (TBT) o il bisfenol A (BPA) per i quali sono state accertate proprietà di alterazione del sistema riproduttivo ed immunitario. Alla fine degli anni '90, grazie alle nostre denunce, la Comunità Europea e diversi paesi, tra cui l'Italia, hanno emanato norme per la restrizione nell'uso di ammorbidenti del PVC (ftalati) nei prodotti per l'infanzia e nei giocattoli da 0 a 3 anni al fine di evitare la loro ingestione durante la loro suzione o la masticazione.
Anche nella fase di smaltimento, il PVC presenta maggiori problemi ambientali rispetto ad altre materie plastiche:
- quando viene incenerito determina la produzione ed il rilascio di acido cloridrico, diossine, furani, PCB (policlorobifenili) e HCB (esaclorobenzene) a causa della massiccia presenza di cloro (fino al 60% del peso di ogni singola molecola di PVC);
- quando conferito in discarica, il PVC tende a rilasciare gli additivi (ftalati, TBT, bisfenol A ed i metalli) nel percolato che si forma dalla miscela tra i prodotti di decomposizione del rifiuto e le acque meteoriche;
- Il riciclaggio del PVC è praticabile solo mediante piani di raccolta differenziata per singole applicazioni commerciali dal momento che l'elevata presenza di additivi nei prodotti finali li rende altamente disomogenei. Per queste stesse queste ragioni, il Libro Verde sul PVC realizzato nel 2000 dalla Commissione Europea per valutarne gli aspetti ambientali, indica nel PVC una materia plastica particolarmente difficile da gestire soprattutto nella fase di smaltimento.
I problemi del PVC non riguardano solo aspetti ambientali ma coinvolgono anche quelli sanitari [ il rapporto di Greenpeace sul PVC ]. È ormai stato accertato che il cloruro di vinile (CVM) è un composto cancerogeno per l'uomo con prevalente azione sul fegato dove promuove lo sviluppo di un raro tumore, l'angiosarcoma epatico. L'esposizione al composto è stata legata anche a tumori al cervello e all'interferenza con il sistema riproduttivo ed immunitario con l'insorgenza di malattie autoimmuni quali sclerosi multipla e artrite reumatoide. I soggetti a maggior rischio di esposizione al CVM sono gli addetti alla sua produzione, ma anche la popolazione civile residente nelle vicinanze degli stabilimenti produttivi può venire a contatto con il composto sia per il rilascio in atmosfera dei residui di lavorazione sia per eventi accidentali. A tal riguardo parlano chiaro i dati sul disastro del petrolchimico di Porto Marghera, uno dei poli industriali pi&ùgrave; grandi d'Europa. I dirigenti di Enichem e Montedison che hanno gestito nel passato la produzione di PVC sono stati al centro del pi&ùgrave; importante processo sui disastri sanitari e ambientali mai avvenuto nel nostro paese. Nonostante il pubblico ministero abbia raccolto la documentazione su 546 casi di operai affetti da diverse patologie fra cui circa duecento casi di tumori accertati, il 2 novembre del 2001 a circa 7 anni dall'inizio delle indagini, il tribunale di Mestre ha dichiarato innocenti tutti i 28 manager delle aziende chimiche imputati. A distanza di anni, a dicembre 2004, la sentenza del processo d'appello ha capovolto in modo sostanziale la assoluzione generale avvenuta nel processo di primo grado, condannando 5 dirigenti Montedison. Solo la prescrizione del reato ha salvato gli altri imputati, le cui responsabilità morali in questo crimine comunque permangono.